Non è uno spettacolo per stomachi leggeri. La compagnia Raffaello Sanzio porta al Festival de otoño en primavera di Madrid una performance di 40 minuti che lascia le stesse conseguenze di un pugno ben assestato: padre e figlio alle prese con l'incontinenza senile del primo.
Nessun desiderio di edulcorare la realtá, né di facilitare la fruizione dell'opera. Lo spettatore assiste ad una scena che sembra di vita quotidiana, tutta giocata sul contrasto. Sottilmente si insinua e va crescendo lo sconforto, mano a mano che il figlio cerca di autoconvincersi della tranquillitá della situazione vissuta. Invano si ripete: "Tranquillo, papá, va tutto bene, finiamo subito", mentre il bianco (volutamente bianco) dello scenario e degli elementi scenici si tinge di sporco e merda.
Vera presenza scenica dell'opera è il volto di Cristo di Antonello da Messina, che incombe immenso sulla sala e assiste dallo sfondo alla scena che si svolge sotto i suoi occhi imperscrutabili. Il gesto finale, liberatorio, dell'abbraccio del figlio al volto stesso sembra essere la unica via d'uscita, l'unica possibilitá di salvezza per una situazione divenuta insostenibile. Poi la conclusione inattesa: lo squarcio della tela su cui è effigiato il volto lascia svelare una frase in inglese che genera piú dubbi che certezze.
L'applauso meritatissimo ci restituisce ad una piú realtá piú confortante, ma l'invito alla riflessione ha avuto il suo effetto. Quale sia il volto di Cristo nella realtá del XXI secolo? In questo caso assume le sembianze di un vecchio che ha bisogno di essere aiutato e guidato.
L'opera è riuscitissima perchè non lascia indifferenti, genera interrogativi (un padre genera un figlio perchè un giorno lo guidi e lo accudisca nella vecchiaia?), si apre a piú letture (assumere in questa vita il peso di una persona incapace e demente non significa prendere sulle proprie spalle una "croce", come Cristo con tutti i peccati o la merda del mondo?), a richiami di salvezza o dannazione sperimentati in questa vita che risentono sicuramente della lettura di Dante (ormai leggendaria l'adattazione dell'epopea dantesca per il festival di Avignone nel 2008), coinvolge tutti i sensi, grazie anche all'aiuto della colonna sonora originale di Scott Gibbons.
Chapeau a Romeo Castellucci, cofondatore della compagnia, autore e regista dell'opera.
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Nessun desiderio di edulcorare la realtá, né di facilitare la fruizione dell'opera. Lo spettatore assiste ad una scena che sembra di vita quotidiana, tutta giocata sul contrasto. Sottilmente si insinua e va crescendo lo sconforto, mano a mano che il figlio cerca di autoconvincersi della tranquillitá della situazione vissuta. Invano si ripete: "Tranquillo, papá, va tutto bene, finiamo subito", mentre il bianco (volutamente bianco) dello scenario e degli elementi scenici si tinge di sporco e merda.
Vera presenza scenica dell'opera è il volto di Cristo di Antonello da Messina, che incombe immenso sulla sala e assiste dallo sfondo alla scena che si svolge sotto i suoi occhi imperscrutabili. Il gesto finale, liberatorio, dell'abbraccio del figlio al volto stesso sembra essere la unica via d'uscita, l'unica possibilitá di salvezza per una situazione divenuta insostenibile. Poi la conclusione inattesa: lo squarcio della tela su cui è effigiato il volto lascia svelare una frase in inglese che genera piú dubbi che certezze.
L'applauso meritatissimo ci restituisce ad una piú realtá piú confortante, ma l'invito alla riflessione ha avuto il suo effetto. Quale sia il volto di Cristo nella realtá del XXI secolo? In questo caso assume le sembianze di un vecchio che ha bisogno di essere aiutato e guidato.
L'opera è riuscitissima perchè non lascia indifferenti, genera interrogativi (un padre genera un figlio perchè un giorno lo guidi e lo accudisca nella vecchiaia?), si apre a piú letture (assumere in questa vita il peso di una persona incapace e demente non significa prendere sulle proprie spalle una "croce", come Cristo con tutti i peccati o la merda del mondo?), a richiami di salvezza o dannazione sperimentati in questa vita che risentono sicuramente della lettura di Dante (ormai leggendaria l'adattazione dell'epopea dantesca per il festival di Avignone nel 2008), coinvolge tutti i sensi, grazie anche all'aiuto della colonna sonora originale di Scott Gibbons.
Chapeau a Romeo Castellucci, cofondatore della compagnia, autore e regista dell'opera.
Lo sfondo con il volto di Cristo in "On the concept of the Face, regarding the Son of God" |