Friday, October 21, 2011

"The three of life" by Terrence Malick

L'ultimo festival di Cannes ha proclamato "The tree of life" vincitore, gridando al capolavoro. E non si può negare che il film abbia i suoi meriti: un cast eccezionale (Sean Penn, Brad Pitt, Fiona Shaw), una storia dolorosa al centro dell'obiettivo, una regia capace di cogliere momenti di vita privata legandoli alla storia della terrra e dell'universo. Ma tra tanti meriti bisogna anche citare i difetti. Il film arriva ad estenuarci con questo insistere su immagini naturalistiche, di rara bellezza, certo, ma sono troppe e troppe lunghe, quasi costituiscono un film dentro il film.
Intendiamo il tentativo di inserire la storia privata dei due fratelli, del loro difficile rapporto con il padre, all'interno di un quadro cronologicamente e temporalemnte piú ampio. Intendiamo la volontá dell'autore di lasciare che le immagini parlino da sé, con una natura che segue immutato il suo corso indifferente al dolore umano, ed un tempo preistorico, dove l'istinto della sopravvivenza non era poi cosí distinto da quello di un fratello che si sforza di sopravvivere al dolore per la morte di uno dei suoi cari.  
Il tentativo diventa uno sforzo, qualcosa di insistito, si finisce col perdere il filo del discorso e la storia meravigliosa del nucleo familiare si sfalda, perde forma e consistenza per gli innesti continui di cui sopra. Lo spettatore esce stanco e c'è chi non vede l'ora che il film finisca.
Abbiamo amato ("La sottile linea rossa") e seguiremo amando la maniera di Terrence Malick di fare film, ma dubitiamo che questa sia la sua opera piú riuscita.
   
 

Friday, October 14, 2011

"La caída de los dioses" de Tomaz Pandur, Matadero, Naves del Español

Le comparazioni sono odiose. Per questo eviteremo di farne, specialmente se la pietra di paragone sono un maestro come Luchino Visconti, regista del film "La caduta degli dei", e i suoi protagonisti: Silvana Mangano ed Helmut Bergher. L'adattamento teatrale compiuto da parte di Tomas Pandur affascina per la capacitá di prendere le distanze dalla versione cinematografica di Visconti, di farne un lavoro personale e inedito, grazie anche ad una scenografia ben studiata e a costumi disegnati al dettaglio.
Sullo sfondo dell'instaurazione del terzo Reich, assistiamo alla caduta della famiglia Von Essenbeck, dilaniata da lotte interne per la conquista del potere sulle fabbriche di acciaio in loro possesso e gelosie personali dai risvolti sessuali esibiti. La famiglia si scompone, i suoi componenti lottano tra di loro, si uccidono tra loro, lasciando la cena iniziale a cui avevano partecipato sempre piú priva dei suoi commensali. Domina su tutti la figura della baronessa e del rapporto morboso che intrattiene con il filglio Martin. Lui la coccola, la vezzeggia, la ama e la odia, fino a tentare di tutto per distruggerla, arrivando ai limiti dell'incesto.
Le due ore volano veloci. Il ritmo incalzante ammalia lo spettatore e l'accompagnamento al piano sottolinea costantemente i momenti di maggiore tensione. A volte si alternano anche momenti metateatrali in cui i protagonisti fingono di stare provando lo spettaccolo. L'occhio, intanto, si perde tra i dettagli di una scenografia mobile, riflessa continuamente in uno specchio gigante pendente sul palcoscenico.
Fino al 23 di ottobre, al Matadero, Naves del Español. Prezzo: 25 euro; martedì e mercoledì 18 euro.



Thursday, October 13, 2011

"Somewhere" di Sofia Coppola

A Sofia Coppola piace ritrarre personaggi in crisi d'identità. 
"Somewhere"
Nel "Giardino delle vergini suicide", un gruppo di sorelle preferisce la morte piuttosto che affrontare i piccoli, ma già complicati drammi dell'adolescenza. In "Lost in translation" i personaggi interpretati da Scarlett Johansson e Bill Murray incrociano le loro strade quando entrambi cercano di dare un senso alla propria vita, lei nel passaggio al mondo adulto, lui quando già incomincia a fare i conti con la propria vecchiaia. Infine la Maria Antonietta "pop" interpretata da Kirsten Dunst è una giovane sedicenne incapace di adattarsi ad un mondo, quello francese alle soglie della rivoluzione, che non capisce e in cui stenta ad integrarsi.
La variazione sul tema si produce anche nell'ultima prova alla regia della Coppola che risale già ad un anno fa: "Somewhere", che vinse il Leone d'oro per il miglior film alla mostra del cinema di Venezia, complice il presidente di giuria Quentin Tarantino, ex-fidanzato della regista.
Il film risulta meno riuscito dei precedenti. Stanca nel sottolineare di continuo i passatempi che il protagonista usa per riempire una vita vuota ed inutile, fatta di festini, donne che cadono dalle sue mani e impegni lavorativi che lasciano il tempo che trovano. Unico raggio di sole, una figlia, interpretata da una sempre più convincente Elle Fanning, che salva solo momentaneamente il padre, conferendo senso e dignità ad una esistenza mandata avanti per inerzia.
Il giudizio si ferma ad un cinque e mezzo, sperando che la regista faccia gloria al suo cognome ritrovando nuovi contenuti per alimentare i suoi film.

Monday, October 3, 2011

Drive by Nicolas Winding Refn

Presentato in concorso all'ultimo festival di Cannes, "Drive" é stato accolto nella serata di chiusura del S. Sebastian International film festival, il piú importante festival del cinema spagnolo. Qui alcune delle opere maggiori presentate nei festivals europei trovano spazio per mostrarsi prima di essere lanciati nel mercato nazionale spagnolo (lo stesso é successo con  la palma d'oro "The tree of life" di Terrence Malick).

"DRIVE"

Il film ha il merito di presentare una storia inedita e originale: Ryan Goslin (affascinante quanto credibile nel ruolo) interpreta una controfigura per casi di guida ad alto rischio negli studi di Hollywood, ma si guadagna da vivere anche facendo il conducente per rapine che gruppi di bande gli commissionano ad hoc. Lui guida, non armato, prende la sua percentuale una volta che scarica il cliente, non partecipa direttamente all'azione della rapina, si occupa solo di portare in salvo i suoi passeggeeri delinquenti. Le cose si complicano quando una donna, la sempre piú emergente Terry Mulligan (An education, Il denaro non dorme mai, Never let me go) incrocia il suo cammino e la storia prende un ritmo sempre piú incalzante e coinvolgente: lui é disposto a tutto pur di proteggere lei e suo figlio, il piccolo Benito.
Il suo silenzio, la sua timidezza nel parlare é superata solo dalla veemenza nel fornteggiarsi al nemico: quando meno te l'aspetti, usa una forza ed una violenza sconvolgenti, fino a costingerti a girare il volto dall'altro lato quando il sangue scorre a fiumi. Un gusto, quello del regista Nicolas Winding Refn, per il sangue e per il dettaglio del sangue sugli oggetti davvero insitito e ripetuto. Un film che consiglio, anche ai piú sensibili. 


Ryan Goslin