Thursday, January 19, 2012

"Da Vinci. El genio", in mostra a Madrid fino al 2 maggio

Da Vinci. El genio
Leonardo continua ad affascinare secoli e secoli dopo la sua scomparsa per l'inesauribilità del suo genio non solo pittorico. Così se la National Gallery di Londra allestice una mostra,"Leonardo da Vinci: Painter at the Court of Milan", in cui sono riunite per la prima volta il maggior numero di opere pittoriche dell'artista fiorentino (solo la possibilità di poter vedere e comparare le due versioni della "Vergine delle Rocce" merita la visita), Madrid espone "Da Vinci. El genio": una mostra, organizzata con il sostegno di Canal Isabel II e altre entità internazionali, con lo scopo di far conoscere al grande pubblico i volti meno esplorati di Leonardo. Grazie and un impianto multimediale affascinante e alla possibilità di vedere dal vero i progetti futuristici di Leonardo realizzati in scala originale, la mostra insegna e diverte (il principale target sono evidentemente i più piccoli), uscendo dai soliti schemi di fruizione dell'opera, quadro e astante. Le sezioni della mostra rivelano l'attenzione di Leonardo per il volo degli uccelli che voleva rendere accessibile anche agli uomini; gli studi anatomici sui cadaveri, usati per ricavare attenti dettagli da trasferire sui cartoni preparatori alla tela; l'impegno profuso nelle opere di ingegneria civile e da guerra, come dimostrano i cannoni, le macchine da combattimento e da assalto e i ponti trasferibili. Meno rilevante la parte dedicata alla pittura, dove sono esposte opere di minori. Unico inconveniente: nonostante l'entrata sia a fasce orarie, non si riesce a impedire il sovraffollamento delle sale, a tal punto da rendere la visita più stessante che piacevole.

Thursday, January 12, 2012

Current exhibition in The Prado, Madrid: "El Hermitage en el Prado"

For Spanish people and tourists who want to have a taste of Russian art and culture, it's not necesarry to go directly to Moscow or St. Petersburg. Now you can take advantage of the current exhibition in "The Prado" of Madrid capital, "El Hermitage en el Prado", which shows us a big sample of Russian history through the marvellous collection of the Hermitage Museum. More than 170 works have been chosen with the intention to expose the history of this Russian museum, of his collections, with theirs origins and subsequent acquisitions. It's also a way to discover the history of Russia, a nation with own culture and tradition, but with a big and strong link with Europe. As a matter of fact, Peter the Great, who reigned between 1682-1725, founded the city of Saint Petersburg in 1703, with the clear aim to build up a great capital for his kingdom, taking as a model other european towns like Amsterdam and Paris. He wanted Saint Petersburg to be a window open to the Europe, featuring with theatres, administrative buildings, royal house and opera and, of course, a big museum, where royal collections of art would have been hosted, as the European royal families did.
The Ermitage museum in Saint Petersburg represents a big effort in this sense. It is both a palace and a museum, which was progressive enlarged as the royal collection grew thanks to the patronage of Peter the Great' successors. Among them, Catherine the Great (reigned 1762-96) was the strongest lover of European culture, with a deep passion for Voltaire (she bought his complete library when he died) and the history of art (she sent all over the continent her emissaries in order to buy great masterpieces of painting).
The current exhibition includes different sections.The most interesting are dedicated to the collection of Italian paintings and sculptures (Caravaggio and Canova) and Spanish school, but the most curious is that in wich you can admire rare and precious archaelogical items including Scythian ancient gold objects, deriving from the archaelogical excavations that began in Russia in the eighteenth century. In the end, take your time and enjoy the view of an absolute contemporary art 's masterpiece: "Conversation" by Henri Matisse.
"The conversation" by Henry Matisse

"The iron lady" with Meryl Streep

Se unite la bravura di un'attrice insuperabile come Meryl Streep, che nonostante abbia passato da un pezzo la cinquantina continua ad essere insostituibile nell'universo hollywodiano, spesso odioso contro le attrici di una certa età, e la storia di una "dama di ferro", quale Margaret Thatcher, che fu per più di 10 anni il primo ministro di una nazione, quella inglese, comandandata con forza, sagezza e determinazione, avrete un film che coinvolge, mostrando la parabola umana, oltre che politica, di una donna già passata alla storia.
Margaret riuscì a rimanere fedele a se stessa durante le più strenue difficoltà incontrate nella sua vita privata, oltre che politica. Una donna, figlia di un droghiere, che riesce a scalare grazie alla sua intelligenza e lungimiranza i gradini della politica, prima locale, poi nazionale, diventando la prima donna a ricoprire un così alto incarico in tutta Europa. Un ruolo ricoperto in un mondo a lei contrario: contro gli uomini che predominavano la politica inglese dell'epoca, mancante di figure femminili; contro le contestazioni sociali dei sindacati, in un'epoca in cui l'Inghilterra era sull'orlo della recessione (anni '80); contro l'IRA e i suoi attacchi terroristici. Certo, si potrà non condividere la sua intransigenza e le sue idee politiche ultra-conservatrici, ma rimane però da ammirare la determinazione di questa donna, la fedeltà ai suoi principi, la difesa ad oltranza degli interessi del popolo britannico, anche a costo di una guerra contro l'Argentina per il possesso delle Falklands.
Il film sottolinea sapientemente l'importanza del suo legame con il marito Denis, rimastole accanto nel corso di un'intera esistenza, e di come i suoi doveri di madre e moglie (spesso disattesi) avessero una certa rilevanza sulla maniera in cui Margaret gestiva il suo ruolo di prima donna del Regno unito.
Costumi e trucco sono ai limiti della perfezione. Forse un po' di parte la scelta registica di mostrarne la vita con gli occhi della Margaret invecchiata e non più primo ministro, quasi volendo rendere il personaggio più umano e meno severo.L'interpretazione da parte di Meryl Streep è assolutamente convincente e commovente. Un terzo oscar sarebbe per l'attrice il giusto coronamento di un'intera carriera.


Thursday, January 5, 2012

The Jewish Museum in Berlin

The Jewish Museum in Berlin
Per gli appassionati di cultura in viaggio a Berlino non esistono solamente il Kulturforum e il Museuminsel, le due aree dove si concentrano i più grandi e importanti musei della capitale. Un percorso fuori dalle consuete rotte potrebbe condurli al Jewish Museum Berlin. Il museo si trova nel quartiere Kreuzberg, zona centro-sud di Berlino, e sin dall'esterno l'occhio viene catturato dalla discordanza dei due edifici che lo ospitano: una entrata centrale, dalla facciata antica ed austera, a cui dal settembre 2001 si è aggiunto l'edificio a forma di saetta o zig-zag dell'archi-star Daniel Libeskind, lo stesso che si sta occupando del nuovo volto del World Trade Center di New York e della riqualificazione della zona fiera, Citylife, per l'Expo milanese del 2015.
Si tratta di una visita dal percorso non lineare che conduce attraverso la storia degli ebrei tedeschi dalle origini fino ai giorni nostri, passando ovviamente per gli orrori del nazionalsocialismo e ciò che ne conseguì. Più che la mostra in sé, fatta di cenni storici e di accativanti oggetti multimediali, che divertono e allegeriscono la visita, lo spettatore viene catturato dalla maniera in cui l'edifico sembra "ispirare" il percorso, suggerendo emozioni e sensazioni di vertigine, vuoto, solitudine, mancanza. Ne è un esempio il piano sotterraneo che l'architetto ha scisso in tre diagonali: l'asse della continuità, l'asse dell'olocausto, l'asse dell'esilio, in quanto tre momenti caratterizzanti della storia degli ebrei tedeschi nel Novecento. In particolare, l'asse dell'olocausto termina in una torre diagonale dove si entra a piccoli gruppi e si è subito invasi dal senso di vuoto e di freddo trasmesso dal cemento che ti sovrasta, mentre la luce che si riceve da una feritoria in alto ricorda una lontana via di fuga. Analogo senso di smarrimento nel giardino dell'esilio che termina l'asse omonimo. Qui lo spettatore è costretto a vagare in un dedalo di blocchi di cemento altissimi, simili a quelli che si ritrovano in un altro punto della capitale: il memoriale della Shoa.
"The Memorial Void"
L'impressione più forte rimane quella dovuta al "Memory void", una stanza in cui lo spetattore è quasi invitato a calpestare centinaia di volti umani in ferro calcati nell'atto di gridare. Un simbolo struggente della sottomissione e degli infimi dolori patiti da questo popolo nell'olocausto.
Ne esci frastornato, colpito, ma anche ammaliato da questo nuovo modo di fruizione dell'opera e del suo contenitore, il museo, che riescono perfettamente a trasmettere, anche se solo per un attimo, quei sentimenti provati dal popolo ebraico durante la loro persecuzione.
Il museo ospita attualmente anche una mostra temporanea "Heimat Kunde" in cui 20 artisti di varia provenienza e origine sono stati chiamati a menifestare nelle proprie opere la propria percezione della Germania  e dell'identità tedesca.


www.jmberlin.de

Opening times: Daily 10 a.m.- 8 p.m. / Monday until 10 p.m.
Admission: 5 euros / reduced 2.50 euros