Sunday, February 3, 2013

Edward Hopper, Grand Palais, Paris


Chi di voi ha avuto l'opportunità di essere tra i fortunati che dopo ore di fila sono riusciti a vedere la mostra che in questi giorni si conclude al Grand Palais di Parigi, sa di aver visto qualcosa di eccezionale. Edward Hopper è artista di grandissimo talento e questa mostra che gli rende omaggio risluta all'altezza del suo nome. 
Nighthawks
Room in New York
Vissuto a cavallo tra Otto e Novecento, ha saputo perfettamente apprendere i segreti dell'arte impressionista, vista e appresa durante i suoi soggiorni a Parigi, per poi distillarne i precetti in uno stile personale con il quale ha saputo rendere luoghi e momenti della vita statunitense, una volta tornato nella sua terra natia, dove rimarrà fino alla morte. Curioso notare che il suo successo non avvenne con le pitture, bensì con gli acquerelli, 27 in tutto, uno più meritevole dell'altro; una tecnica, quella dell'acquerello, che abbonderà in un secondo momento per consacrarsi definitivamente alla pittura. L'aggettivo "realista" suona riduttivo associato alla sua arte. Esiste una profondità nei quadri di Hopper che dipende dalla ricerca insistita di certi soggetti, come gli scorci di paesaggio della provincia statunitense, sempre ripresi da un angolo in cui la vista (e quindi il quadro) è impedita nello spaziare a 360 gradi per la presenza di un albero, un traliccio, un palo della luce. Non meno abile nel ritratte spazi d'interni, quasi sempre con finestre da cui trapela una luce al limite dell'accecante, vani di un immobile in cui si spiano scene di un'intimità di coppia o familiare, oppure gli spalti quasi vuoti di un teatro, in cui si attende l'inizio dello spettacolo. E la presenza umana? C'è, ma sempre muta (anche se i personaggi ritratti sembrano discutere); uomini e donne, quasi sempre con gli sguardi persi nel vuoto, le braccia conserte, chiuse, i volti corrucciati, presi nelle proprie mansioni di vita quotidiana. Tutta la vita che si esprime in un gesto: l'uomo ben abbigliato che sfoglia il giornale, la donna operosa intenta a cucire o il benzinaio nell'atto di riporre la pompa nel distributore. Il tutto avvolto nel silenzio, in una mancanza di parole, che non passano tra i soggetti che animano il quadro, come se ci fosse un muro a dividerli. La solitudine sembra essere il segreto che pittore e protagonisti della sua opera sembrano volerci trasmettere come cifra costitutiva della modernità a stelle e strisce. Non a caso l'ultimo quadro della mostra è una stanza vuota.
Sun in the empty room
I curatori hanno furbescamente diluito la mostra in un crescendo che culmina con l'apogeo delle ultime sale. Da non lasciare neanche dopo un'ora di mostra e la coda dovuta per vedere ogni singolo quadro.  
 

Blancanieves, by Pablo Berger, with Maribel Verdù

Confessiamolo. La visione di questa nuova versione di Biancaneve ci aveva attratto solo ed esclusivamente per la presenza di Maribel Verdù, il meglio che il cinema spagnolo contemporaneo possa offrirci (altro che Penelope Cruz!). Lei nel ruolo della matrigna cattiva, vittima della sua ossessione per la bellezza, rivede il suo ruolo tra gusto per il comico e mania dell'eterna giovinezza. 
Poi ci siamo resi conto che qualche merito doveva averlo pure il regista. Come reinventare una favola che tutti hanno fissa nella memoria per il modello insuperato offerto da Disney? Semplice: applicando piccole variazioni sul tema che rendono l'insieme appetibile per i cercatori di novità, senza sconcertare i tradizionalisti. Ambientazione nella Siviglia di un'epoca che ha i contorni della dittatura franchista; uso del bianco e nero e del muto, come se fosse un film privo del sonoro, con i cartelli esplicativi quando necessario; la banda dei nanetti, trasformati in un gruppo itinerante di saltimbanchi; il padre di Biancaneve, un torero appassito ormai in pensione. Ultima novità Biancaneve stessa (Ángela Molina). Altro che timida fanciulla persa tra le grinfie della matrigna cattiva: capelli corti da maschiaccio per un futuro da toreador sulle orme del padre.
Il finale è tutt'altro che scontato.
Maribel Verdù en Blancanieves