Thursday, October 13, 2011

"Somewhere" di Sofia Coppola

A Sofia Coppola piace ritrarre personaggi in crisi d'identità. 
"Somewhere"
Nel "Giardino delle vergini suicide", un gruppo di sorelle preferisce la morte piuttosto che affrontare i piccoli, ma già complicati drammi dell'adolescenza. In "Lost in translation" i personaggi interpretati da Scarlett Johansson e Bill Murray incrociano le loro strade quando entrambi cercano di dare un senso alla propria vita, lei nel passaggio al mondo adulto, lui quando già incomincia a fare i conti con la propria vecchiaia. Infine la Maria Antonietta "pop" interpretata da Kirsten Dunst è una giovane sedicenne incapace di adattarsi ad un mondo, quello francese alle soglie della rivoluzione, che non capisce e in cui stenta ad integrarsi.
La variazione sul tema si produce anche nell'ultima prova alla regia della Coppola che risale già ad un anno fa: "Somewhere", che vinse il Leone d'oro per il miglior film alla mostra del cinema di Venezia, complice il presidente di giuria Quentin Tarantino, ex-fidanzato della regista.
Il film risulta meno riuscito dei precedenti. Stanca nel sottolineare di continuo i passatempi che il protagonista usa per riempire una vita vuota ed inutile, fatta di festini, donne che cadono dalle sue mani e impegni lavorativi che lasciano il tempo che trovano. Unico raggio di sole, una figlia, interpretata da una sempre più convincente Elle Fanning, che salva solo momentaneamente il padre, conferendo senso e dignità ad una esistenza mandata avanti per inerzia.
Il giudizio si ferma ad un cinque e mezzo, sperando che la regista faccia gloria al suo cognome ritrovando nuovi contenuti per alimentare i suoi film.