La tanto pubblicizzata esposizione sulla collezione dei quadri di Renoir appartente al Sterling and Francine Clark Art Institute aveva attratto la mia attenzione sin dalla sua inaugurazione. Concentrata in uno spazio ridottissimo al primo piano del Prado, la mostra non ha sortito alcun effetto positivo durante la mia visita che è durata il tempo di un soffio. Mancava di slancio, di un filo conduttore che non fosse quello di pubblicizare attraverso un nome universalmente riconoscibile e facilmente attrattivo, ossia Renoir, l'operato dell'Istituto americano di cui sopra. Per un attimo avevo pensato di assistere ad una mostra illuminante sul mecenatismo americano agli inizi del secolo scorso o di veder aperta una nuova finestra sulla storia di Renoir e della sua pittura. Niente di tutto ciò: la mostra, a mio avviso, è e rimane un potente biglietto da visita del Clark Art Institute in Spagna ed in Europa. Perfetta operazione di marketing, ma di dubbio valore culturale.
A quel punto, ho utilizzato il prezzo del biglietto per ammirare le meraviglie spagnole offerte dal museo del Prado, specialmente quel "Cristo crocifisso" che Velázquez ha reso più vero del vero, piu reale del reale, che che si staglia in tutto il suo marmoreo candore contro una parete leggermente smeraldina, proprio all'entrata dello stesso piano della mostra, mentre uno sconosciuto, postosi al lato con tela e pennelli, cercava invano di imitarne la bellezza.
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2 comments:
a volte più sono pubblicizzate peggio sono!
Sono d'accordo!Se penso poi che mi sono capitate mostre quasi o nulla pubblicizzate e in cui mi sono imbattutto per caso, rivelandosi "piccoli gioielli", per di più gratuite...
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