Confessiamolo. La visione di questa nuova versione di Biancaneve ci aveva attratto solo ed esclusivamente per la presenza di Maribel Verdù, il meglio che il cinema spagnolo contemporaneo possa offrirci (altro che Penelope Cruz!). Lei nel ruolo della matrigna cattiva, vittima della sua ossessione per la bellezza, rivede il suo ruolo tra gusto per il comico e mania dell'eterna giovinezza.
Poi ci siamo resi conto che qualche merito doveva averlo pure il regista. Come reinventare una favola che tutti hanno fissa nella memoria per il modello insuperato offerto da Disney? Semplice: applicando piccole variazioni sul tema che rendono l'insieme appetibile per i cercatori di novità, senza sconcertare i tradizionalisti. Ambientazione nella Siviglia di un'epoca che ha i contorni della dittatura franchista; uso del bianco e nero e del muto, come se fosse un film privo del sonoro, con i cartelli esplicativi quando necessario; la banda dei nanetti, trasformati in un gruppo itinerante di saltimbanchi; il padre di Biancaneve, un torero appassito ormai in pensione. Ultima novità Biancaneve stessa (Ángela Molina). Altro che timida fanciulla persa tra le grinfie della matrigna cattiva: capelli corti da maschiaccio per un futuro da toreador sulle orme del padre.
Il finale è tutt'altro che scontato.
Maribel Verdù en Blancanieves |
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