Blanche Dubois, ovvero il profondo desiderio di attaccamento alla vita per sfuggire alla morte. Stanley Kowalski, ovvero la forza bruta di un uomo dagli istinti basilari. Stella Dubois, ovvero in bilico tra una nuova vita e l'ombra di un passato che ritorna. Mitch, ovvero il sogno fallito di un matrimonio e di una famiglia.
La messa in scena del celeberrimo "A streetcare named desire" di Tennessee Williams nella versione del regista Mario Gas per il Teatro Español risulta convincente, ma non esaltante. Sarà dipeso dall' eccessiva dilatazione dell'opera nell'arco temporale di più di due ore o dal fatto che nessuno degli attori ha particolarmente brillato nell'interpretazione delle rispettive parti, ma questa versione manca un po' di slancio, di momenti di originalità. In particolare, Vichy Peña risulta credibile nella parte che fu di Vivien Leigh nel film di Elia Kazan, anche se la preferiamo nei momenti in cui evita di essere leziosa, per toccare il suo registro più drammatico e commovente. Un'unica nota ci ha straordinariamente colpito: Ariadna Gil rende il personaggio di Stella con una grazia e, quasi un'innocenza ritrovata, degna di un personaggio intimamente convinto della bontà della sorella, ma incapace di sottrarsi al volere del marito, come la parte richiede.
"Un tranvía llamado deseo" al Teatro Español |
Un tranvía llamado deseo
Teatro Español
C/ Príncipe 25, Madrid
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