Gleen Close è una grandissima attrice e avrebbe meritato di vincere l'Oscar già anni fa, come per la interpretazione della Marquise de Merteuil in "Relazioni pericolose". Temiamo che anche quest'anno l'ambita stautetta le sia soffiata in dirittura d'arrivo dalla lady di ferro di Meryl Streep. Altra grandissima.
Di fatto, Gleen Close merita il premio per il suo ultimo sforzo d'interpretazione, che aggiunge un ulteriore volto alla sua poliedrica personalità d'attrice. Il suo personaggio di Albert Nobbs nel film omonimo convince pienamente per la profondità con cui rende il desiderio di questa donna, travestita da uomo, di uscire dalla condizione infima di vita in cui è sempre stato costretta. Il film dura il respiro di questo desiderio che Albert Nobbs, cameriere di alto rango in una albergo di Dublino, vede realizzarsi nella possibilità di mettersi in proprio, costruirsi una famiglia e avviare una propria attività, comprando con tutti i suoi risparmi un negozio da trasformare in una moderna tabaccheria. Nell'intreccio si alternano personaggi che movimentano la storia e l'aiutano nel suo dipanarsi, come la cameriera interpretata dalla sempre più in auge Mia Wasikowska e il suo bel spasimante interpretato da Aaron Johnson (già conosciuto al grande pubblico per il ruolo del giovane John Lennon in Nowhere Boy). Su tutta la storia regna una senso profondissimo dell'impossibilità di cambiare la realtà, in cui l'ascesa sociale è negata, si è costretti a nascere, vivere e morire nella stessa condizione di vita originaria, a meno che non ci si sacrifichi a vestire i panni di un uomo fino a dimenticare di essere donna, come Albert. La morte di quest'ultimo marchia di ulteriore negatività un destino già segnato dalla nascita e un sogno inseguito per tutta la vita a cui forse altri daranno seguito.
"Albert Nobbs" |
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