Saturday, March 31, 2012

Terraferma di Emanuele Crialese

Quando il film "Respiro" era passato nelle sale italiane nel 2001 era stato snobbato da critica e pubblico. Solo la presentazione della pellicola al Festival di Cannes dell'anno successivo nella "Semaine de la critique" ha reso possibile far conoscere al grande pubblico un film di intima bellezza, una storia tipica del sud italiano, profondamente intrisa dei suoi vizi (il machismo, per esempio) e delle sue virtù. Ora Crialese è cresciuto: ha continuato a toccare i temi del sud d'Italia e del sud del mondo con "Nuovomondo" (la cui protagonista femminile era Charlotte Gainsbourgh), per uscire adesso in sala con un nuovo progetto: "Terraferma", passato nella scorsa edizione della Biennale di Venezia.
La maturità costa fatica e forse la perdita di una iniziale freschezza. Ma non ci sentiamo di stroncare il film solo perchè il regista lascia territori conosciuti verso nuove mete. Al contrario: nonostate la storia drammaticamente "vera" degli immigrati clandestini sulle coste italiane risulti un po' forzata, appreziamo il fatto che Crialese abbia mantenuto la cornice dell'isola dispersa nel Mediterraneo e dello stretto rapporto con il mare. C'è sempre un senso di profondo attacamento alle proprie radici nei films di Crialese, un senso che definirei quasi fisico, di sangue, e le conseguenze che derivano dalla perdita e/o dal lascito di queste radici e dai valori che esse promanano vengono viste dal resgista come un atto di perdita di qualcosa di sacro, quindi da evitare. Un senso che il film è riusciuto a comunicarci anche questa volta e che per questo merita il nostro apprezzamento.
Tra gli attori, tutti mediamente bravi, spicca ancora una volta Filippo Puccillo. Anche lui è cresciuto: da giovane "scugnizzo" promessa in "Respiro", ad attore raggiunto in questo film.


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